Sostenibilità ambientale: quando è nato questo concetto?

Sostenibilità ambientale: quando è nato questo concetto?

Quando e perché si è cominciato a parlare di sostenibilità ambientale?

A partire dagli anni ’70 del secolo scorso si è sempre più sviluppata la consapevolezza che le risorse naturali non siano inesauribili. Parallelamente è aumentata la sensibilità di alcuni gruppi di individui che hanno espresso i loro bisogni e i loro valori portando un numero sempre maggiore di aziende a proporre prodotti industriali attenti alla limitatezza delle risorse naturali – in altre parole più ecosostenibili – che dapprima venivano auto-certificati come “verdi” e poi, in particolare a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, richiedevano certificazioni di terze parti per dare maggiore autorevolezza alle dichiarazioni aziendali di eco sostenibilità. Un esempio per tutti è la crescita dei prodotti con marchio Ecolabel (vedi immagine sopra).

Nel 1972, un gruppo di studiosi del MIT (Massachusetts Institute of Technology) aveva ipotizzato, in un resoconto denominato “Rapporto sui limiti dello sviluppo” redatto per il Club di Roma (un’associazione informale di personalità indipendenti tra le più importanti nel mondo della politica, dell’economia e della scienza, interessate a migliorare il mondo in modo interdisciplinare e olistico), la possibilità, a quel tempo solo teorica, del manifestarsi di limiti di risorse per la repentina crescita dell’economia mondiale e per il suo processo di sviluppo. La possibilità, cioè, di andare incontro a problemi come la scarsità di materie prime, la perdita di fertilità del suolo, la mancanza di acqua dolce, l’inquinamento in grado di generare malattie, epidemie, carestie, conflitti e guerre. Tale rapporto ha sollevato aspre polemiche in tutto il mondo, ma le sue ipotesi sono state rafforzate dal perdurare, nel corso di tutti gli anni settanta, di una situazione reale di crisi.

Alcuni anni più tardi, nel 1987, la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Bruntland) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente definiva per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile come uno sviluppo in grado di assicurare “il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”, collegando il concetto di sostenibilità alla compatibilità tra lo sviluppo delle attività economiche e la salvaguardia dell’ambiente. Si individuava così, quale finalità principale, il rispetto dell’ambiente.

Sviluppo sostenibile significa soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri

Gli anni ’90 e alcuni dei più impattanti disastri ambientali a livello globale segnavano un confine netto: l’esplosione della centrale nucleare di Cernobyl del 1986 e l’affondamento della petroliera Exxon Valdez del 1989 rivelavano al mondo intero la fragilità del sistema-pianeta Terra e le conseguenze che l’evoluzione tecnologica poteva avere nella vita di ciascun individuo. La necessità di prevenire ulteriori disastri ambientali di portata mondiale è sfociata, nel 1992, nel Summit della Terra di Rio de Janeiro, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente e la sostenibilità ambientale. È stato un evento senza precedenti, in termini di impatto mediatico e sulle scelte politiche e di sviluppo che l’hanno seguita, tra le quali possiamo citare il Protocollo di Kyoto del 1997 sul riscaldamento globale e Agenda 21, un manuale per il pianeta sullo sviluppo sostenibile del 21° secolo. A Rio la partecipazione fu strabiliante: 172 governi, 108 capi di Stato o di Governo, 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative e oltre 17.000 persone. Dieci anni più tardi, nel 2002, in Sudafrica venne organizzato il seguito ufficiale della Conferenza di Rio: il Summit mondiale sullo sostenibilità ambientale o, più comunemente, il Summit di Johannesburg, che non ebbe però la stessa rilevanza di Rio. Il conseguente mutamento della società, al pari della velocità nel settore tecnologico, aumentò di intensità e gli eventi si susseguirono sempre più rapidamente. La bolla tecnologica del 2000 venne seguita, a distanza di soli otto anni, dalla crisi dei mutui Subprime, una bolla ancor più dirompente che mise in ginocchio l’economia mondiale per i successivi cinque anni. Cambiano così i processi creativi e produttivi, la relazione tra progettazione e tecnologia, il comportamento delle persone, che sempre più agiscono cercando un equilibrio tra desiderio materiale ed etica alla ricerca del rispetto per l’ambiente e per le persone.

Ed ecco che alla richiesta di sostenibilità ambientale degli anni ’90 si aggiungono la sostenibilità sociale ed economica.